«Mentre lavoravo al mio albero genealogico, ho capito la strana comunanza di destino che mi lega ai miei antenati. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l'influenza di cose o problemi che furono lasciati incompleti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonni, dai miei bisnonni e dai miei antenati. Mi sembra spesso che ci sia in una famiglia un karma impersonale che si trasmette dai genitori ai figli. Ho sempre pensato che anch'io dovevo rispondere a delle domande che il destino aveva già posto ai miei avi, domande alle quali non si era ancora trovata una risposta, o anche che dovevo risolvere ó semplicemente approfondire dei problemi che le epoche anteriori lasciarono in sospeso. La psicoterapia non ha ancora tenuto abbastanza in conto queste circostanze»
C.G. Jung, Ma vie, Gallimard 1973
In questo passaggio, Jung anticipa con straordinaria lucidità la visione sistemica e transgenerazionale: l’idea che l’individuo non viva solo la propria storia, ma anche quella dei suoi antenati. Quando parla di “problemi lasciati incompleti” o di “karma impersonale”, riconosce l’esistenza di un campo familiare in cui emozioni, traumi e conflitti non risolti si trasmettono come un’eredità invisibile.
Secondo l’approccio sistemico, queste eredità agiscono silenziosamente finché qualcuno – spesso un discendente – non le rende consapevoli. Questo “portare” destini altrui è ciò che Hellinger chiamava lealtà invisibile. Solo attraverso il riconoscimento e l’inclusione di ciò che è stato escluso, il sistema può ritrovare equilibrio, e l’individuo può liberarsi da ciò che non gli appartiene.
Jung ci invita, quindi, ad andare oltre il singolo e a guardare al sistema familiare come un organismo vivente, in cui ogni nodo irrisolto chiede di essere visto e integrato.
con te,
Federica
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