L'accettazione è un atteggiamento interiore che può trasformare la sofferenza da sterile a creativa, permettendo all'uomo di utilizzare le difficoltà come strumenti di crescita ed evoluzione.
Spesso, però, la parola "accettazione" viene fraintesa come rassegnazione o debolezza. In realtà, l'accettazione è un processo attivo e profondo che richiede coraggio e fiducia in un disegno più grande.
Immaginiamo una scala con tre gradini: ribellione, rassegnazione e accettazione.
La ribellione è cieca e impotente; la rassegnazione è passiva, priva di slancio. L’accettazione, invece, è dinamica e consapevole.
Non è subire la vita, ma collaborare con essa. Richiede la maturità di chi intuisce il senso nascosto delle prove e ha sviluppato una "fiducia metafisica" nel fatto che la vita ha un significato profondo.
Questa fiducia ci permette di vedere ogni esperienza come una lezione da apprendere, anche quando sembra incomprensibile o ingiusta.
Accettare non significa rinunciare a lottare, ma riconoscere che non sempre possiamo controllare il destino.
Come dice Allan Watts:
"Colui che domina la vita non si oppone alle cose, ma le affronta con flessibilità e saggezza, accogliendo ogni sfida come un'opportunità di trasformazione".
Il percorso verso l’accettazione richiede equilibrio tra vita esteriore e vita interiore.
Nella frenesia della vita occidentale, spesso dimentichiamo l'importanza del silenzio e dell'interiorizzazione, pratiche comuni nelle tradizioni orientali.
Tuttavia, solo trovando un'armonia tra attività e riflessione possiamo raggiungere quella consapevolezza profonda che ci permette di accettare la vita in tutte le sue sfumature.
In conclusione, l’accettazione non è passività, ma una forma elevata di saggezza, un’adesione consapevole a tutto ciò che accade, senza mai essere sopraffatti.
È l'arte di accogliere la vita così com'è, trasformando ogni sfida in crescita.
con te,
Federica
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